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Archive for the ‘Assignment’ Category

Bound by Law…Inizialmente non sapevo cosa scrivere sul Copyright, poi rileggendo l’etica Hacker mi sono resa conto che forse questi diritti d’autore rischiano di bloccare quel flusso inarrestabile di creatività che dovrebbe essere alla base dell’etica informatica. Se ognuno creasse qualcosa e lo mantenesse privato allora quale utilità potrebbe avere per le altre persone? Il Web deve superare la barriera dell’individualismo per andare verso un mondo fatto di cooperazione e condivisione, per cui non ha senso mantenere privati i frutti del proprio lavoro. Se grandi Hacker, come Stallman o Torvalds, si fossero piegati alla logica del Copyright oggi non avremmo delle componenti fondamentali della tecnologia informatica che permettono a tente persone di lavorare ogni giorno.

E poi che dire della creatività nell’arte in genere??!! Da questo punto di vista il fumetto mi ha fatta riflettere, non mi sono mai posta il problema di fare attenzione a tutto ciò che fotografo, mi sembra impossibile evitare di riprendere persone sconosciute! Da amante della fotografia quale sono credo che se tutti coloro che vengono ripresi da occhi indiscreti richiedessero i diritti d’autore il lavoro di grandi fotografi, come Doisneau, che amano ritagliare scorci di città e di vita comune, sarebbe andato perduto! E questa si che sarebbe stata una grande perdita…

Fotografia di Doisneau

Fotografia di Doisneau

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All’inizio del corso di Tecnologia della comunicazione on line mi sono sentita spaesata,  per una come me creare un blog sul Web era fantascienza, credevo che solo abilissime menti informatiche potessero fare questo tipo di cose…Bè, alla fine mi sono accorta che non è così, che tutti, anche i più ignoranti in informatica come me, possono creare il loro spazio personale in Internet. Ognuno può ritagliarsi un piccolo angolino in un mondo “infinito”, fatto di milioni di persone diversissime tra loro, per età, razza, cultura, modi di pensare e di vivere.

Rimango ancorata all’idea che la vita reale sia meglio della vita virtuale, credo che se la maggior parte delle persone pensasse il contrario vivremmo in un mondo completamente folle. Credo però che il mondo virtuale se utilizzato in maniera oculata e perseguendo determinati valori, possa offrire un forte contributo a migliorare, almeno un pizzico la vita, quella vera.

A me piace pensare che accanto a questo mondo, in cui spesso domina l’indifferenza, la diffidenza, l’egocentrismo e spesso anche la violenza, ce ne sia un altro in cui le persone si danno una mano l’una con l’altra, senza alcun tipo di discriminazione. Ma ancora di più mi piace pensare che anche io oggi posso dare il mio, seppur piccolo, contributo. Credo che se tutte le persone utilizzassero il Web con questo spirito, esso potrebbe costituire un ottima opportunità per far sentire la voce di tutti, per scambiarsi consigli ed offrire un aiuto agli altri.

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Assignment 7.

Anche stavolta eccomi qui a fare un passo avanti nel mondo delle reti sociali, che si prospetta sempre più interessante.

Utilizzando strumenti come Messenger o Facebook, facevo fatica ad antrare nell’ottica della condivisione e della cooperazione tra i navigatori del web, mi risultava difficile trarre vantaggio da queste relazioni via etere.

 Delicious mi sembra rispondere meglio di altri alle esigenze dell’essere connessi, elencate nell’articolo di Robert Downes. Questo Social Bookmarking ci permette infatti di far conoscere agli altri i nostri interessi e passioni condividendo con loro i nostri bookmark. E’ curioso vedere quali passioni accomunano le persone e a volte mette tristezza sapere che alcuni dei tuoi interessi sono poco considerati!

In questo caso entra in gioco quello scambio di valori e conoscenze che dovrebbe essere la linea comune di tutti questi strumenti di condivisione,  la capacità di poter arricchire le proprie conoscenze andando a curiosare in quelle degli altri e magari esser d’aiuto a qualcuno. Credo che se i valori alla base di un Social Network fossero rispettati da tutti  si verrebbe a creare un circolo di conoscenze, sapere, cultura che diventa utile per tutti. 

Secondo questa ottica, essere connessi non significa più sostare davanti ad uno schermo, ma entrare in un mondo fatto di persone che non conosci e che inconsapevolmente si prodigano per darti una mano!

http://delicious.com/

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What does it means to be connected??

Per molte persone essere connessi significa semplicemente accendere il computer, navigare un pò su Internet, guardare su Facebook cosa fanno gli altri, magari scrivere un post sul proprio blog e chattare con gli amici su MSN, per poi spegnerlo quando ci si annoia.

Devo ammettere che anche io fino a poco tempo fa la pensavo così, questo corso invece mi ha aperto gli occhi su come il mondo dell’ informatica e, in particolare, quello dei Social Networks potesse essere qualcosa di più.

Connettersi vuol dire entrare in un mondo che corre parallelamente a quello reale, in cui possiamo interagire con un numero potenzialmente infinito di persone, che condividono con noi il proprio sapere e le proprie conoscenze in modo da aiutarci quando siamo in difficoltà, il tutto senza nessuno scopo in particolare, non mettono in comune per trarne vantaggio o per ottenere qualcosa in cambio, ma con la semplice volontà di sentirsi utili per qualcun altro.

Per questo motivo appare fondamentale non creare delle identità fittizie o condividere informazioni false, altrimenti viene meno il fine ultimo della rete telematica, quello di mettere in relazione per cooperare, cioè per aggiungere valore e arricchire non solo gli altri, ma anche sè stessi.

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Assignment 5

Facebook connette le persone oppure rende ancora più soli?

Si è discusso tanto su come le nuove tecnologie abbiano cambiato il modo di comunicare, sul fatto che oggi le persone non parlano più, se non con messaggini, mail o i social network.

Conta 100 milioni di utenti in tutto il mondo, fa incontrare persone che si pensava di aver perso nel corso degli anni o ti permette di parlare con chi abita nella tua stessa via e non ti ha mai rivolto la parola (come è capitato a me!!); questo fa rifletter su come non si scelgano più conversazioni faccia a faccia, ma mediate da uno strumento impersonale, che filtra ogni emozione, il computer.

Non faccio del moralismo, dato che anche io guardo spesso se qualcuno ha scritto sulla mia bacheca, ma da quando mi sono iscritta il mio interesse tende a scemare, forse perchè ho capito che spiare la vita degli altri e sapere che degli sconosciuti sbirciano nelle mie cose non è poi così divertente.

Inoltre Fb, al di la di questa facciata, nasconde insidie legate alla mancanza di tutela della privacy. Ho trovato interessante a questo proposito un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_novembre_11/magazine_facebook_075505ba-b009-11dd-981c-00144f02aabc.shtml), che mette in guardia da tutti i pericoli a cui si può andare incontro pubblicando i propri dati personali.

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Assignment 4

Appena ho iniziato a “giocare” con Pubmed mi sono trovata in difficoltà, innanzi tutto perchè il sito è completamente in inglese e poi perchè mi sono accorta che immettendo il nome di una patologia, come “alzheimer”, mi ritrovavo di fronte ad un numero praticamente infinito di articoli.

Presa dalla curiosità mi sono informata un pò su questo sito ed ho scoperto dalle pagine di wikipedia che si tratta di un database bibliografico che contiene oltre 18 milioni di riferimenti  derivati da circa 5.300 periodici biomedici.

Ho pensato così di affinare la mia ricerca, immettendo parole sempre più precise, così dai 49.382 articoli legati alla parola Alzheimer, sono arrivata a 8, riguardanti più precisamente la diffusione di questa malattia nelle donne di oltre 60 anni, circostritta al territorio italiano.

Sono convinta che questo database sia un utilissimo strumento di ricerca per coloro che operano nel campo della medicina e sanno bene cosa vogliono cercare; sono quindi in grado di immettere i termini più corretti per operare una ricerca il più minuziosa possibile.

Appare un pò confuso per tutti coloro che invece non hanno le competenze necessarie per introdurre i termini giusti e magari vogliono semplicemente ottenere informazioni di carattere generale su una patologia.

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Assignment 3

Confesso di non essere una grande esperta di informatica, per cui quando ho letto il terzo assignment mi sono posta diverse domande. Non so bene quale sia l’utilizzo del PDF, dato che ho avuto modo di utilizzarlo in maniera sporadica e assolutamente casuale scaricando alcune pagine da Internet, per cui ho cominciato a spulciare in rete diversi siti per capire quali fossero i pro e i contro di questo formato.

Da quello che ho potuto dedurre il PDF è un formato estremamente utile, in particolar modo per spedire documenti tramite posta elettronica, dato che una delle caratteristiche peculiari è proprio quella di essere compatibile con diversi formati, per cui risulta essere visibile indipendentemente dal dispositivo con cui viene visualizzato.

Altro elemento importantissimo, soprattutto nella società attuale in cui il tema della privacy è sempre più evidente, è il fatto che i file in formato PDF non possano essere modificati, ma solo visionati; questo garantisce sia al mittente che al destinatario una certa sicurezza, perchè i dati inviati non possono essere toccati.

Dopo aver scoperto i vantaggi che il PDF offre rispetto ad un file elaborato in Word credo che lo utilizzerò molto di più, soprattutto per spedire documenti di una certa importanza, ad esempio il mio CV alle aziende!

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Oltre a dedicarmi alla semiotica, che mi ha portato via tutto il pomeriggio, oggi sono riuscita a portare a termine il secondo compito del Prof. Formiconi, sono infatti riuscita a creare una pagina in Google Docs. Per chi è pratico di computer potrebbe sembrare una banalità, ma per me è stato un gran passo avanti!!!

Forse alla fine di questi 2 anni riuscirò a comprendere il mondo dell’informatica, a me completamente sconosciuto!!!

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Assignment 1

L’articolo del professor Michael Wesch delinea una realtà che considero molto attuale.

Credo che gli studenti tendano a mettere in atto questo gioco del “tirare avanti” proprio perchè è sempre più difficile trovare insegnanti in grado di fornire gli stimoli e le motivazioni necessarie per appassionarsi o quanto meno nutrire un minimo interesse per i temi che vengono affrontati a lezione.

Quello che manca è una vera e propria relazione tra lo studente e l’insegnante, questi ultimi in molti casi alzano dei veri e propri muri in virtù del loro ruolo istituzionale, che non fanno altro che soffocare la voglia di imparare e di arricchire le proprie conoscenze. E’ perciò necessario abbattere tali limiti a favore di una sorta di collaborazione in cui i due ruoli non siano indipendenti uno dall’altro, ma interagiscano reciprocamente in un continuo gioco di rimandi, con l’obiettivo di crescere insieme. Lo studente non dovrebbe mai sentirsi un “ricevente” passivo che assimila meccanicamente nozioni che, non scatenando in lui alcun interesse, non lasceranno mai un segno; dovrebbe invece sentirsi sempre stimolato e chiamato in causa. Altrimenti si rischia di cadere in una spirale negativa in cui insegnanti insoddisfatti non fanno altro che formare studenti poco motivati e viceversa.

Per tutti questi motivi credo che la società evolvendosi ci abbia fornito uno strumento fondamentale ai fini dell’apprendimento, ovvero internet. L’idea di creare delle classi virtuali in cui gli studenti possano interagire tra loro e con l’insegnante sia un modo per abbattere i muri e superare quei limiti che una lezione frontale comporta.

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