Come avevo fatto a non vedere – per due giorni e mezzo – una tigre del Bengala di più di duecento chili su un’imbarcazione di soli 8 metri? Avrei affrontato quell’enigma più tardi. In ogni caso, la circostanza faceva di Richard Parker, proporzionalmente parlando, il clandestino più grosso nella storia della navigazione. Dalla punta del naso all’estremità della coda era lungo quanto un terzo della scialuppa.
Il libro racconta di un ragazzino indiano Piscine Patel, detto Pi, il quale è costretto a intraprendere un viaggio in nave con la propria famiglia e alcuni animali dello zoo, che il padre dirigeva in India, che li porterà in Canada in cerca di fortuna. Durante la rotta la nave affonda e Pi perde i propri cari; si ritrova così in mezzo all’ Oceano Pacifico a combattere contro la fame, la sete, le intemperie e la natura stessa per poter sopravvivere, accompagnato in questo strano viaggio da 4 animali. In breve tempo dei suoi compagni di viaggio, una zebra ferita, un orango del Borneo ed una iena isterica, rimane ben poco. A farli fuori è stato Richard Parker, la tigre del Bengala con cui Pi sarà costretto a condividere i pochi metri della barca che li ospita e che contro ogni logica egli deciderà di ammaestrare.
Credo che sia un libro affascinante, in particolar modo per la semplicità con cui l’autore racconta un viaggio incredibile. Non soltanto quello che il bambino compie sulla scialuppa in compagnia della tigre, ma anche quello che vive dentro di sè e che lo condurrà a superare le proprie paure e a ritovare di sè stesso.
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